Quando tutta l’Italia era dominata da Roma, Macerata era indicata come Helvia Recina ed era situata vicino al fiume Potenza; Urbisaglia (dal nome latino Urbis Salvia) invece, si trovava in pianura, dove ora ci sono gli scavi ed i reperti storici e la nostra cittadina, Corridonia, sorgeva nei pressi dell’attuale S.Claudio, vicino al fiume Chienti, ma era nota col nome di Pausula. Come queste, tante altre città si erano sviluppate a fondo valle e vicino ai fiumi, perché, come è noto, la potenza di Roma assicurava pace e stabilità alle sue popolazioni, quindi non era necessario proteggersi dai nemici, costruendo le abitazioni sulle alture. Inoltre i romani sfruttavano la via dei fiumi per i traffici commerciali e ciò favoriva lo sviluppo degli insediamenti e delle attività artigianali e agricole.
Venne poi il periodo della decadenza di Roma e delle invasioni barbariche: i confini dell’impero non erano più ben difesi dai soldati romani, quindi le popolazioni subirono assedi, distruzioni e saccheggi da parte delle orde selvagge che invadevano la penisola. Per questo, coloro che riuscirono a salvarsi, si rifugiarono sulle colline vicine, che potevano assicurare un maggior controllo visivo del territorio e migliori possibilità di difesa.
Macerata risorgerà dalla distruzione di Helvia Recina e si ricostituirà sulla sommità della collina, dove è ancora. Lo stesso dicasi per Urbis Salvia e per gli altri agglomerati urbani. Anche gli abitanti di Pausula, sfuggiti ai massacri, si riorganizzarono sulle colline, creando un nuovo sito abitativo, che ebbe il nome di Monte dell’Olmo, poi abbreviato in Montolmo.
L’origine di Montolmo, quindi, si perde nell’oscurità di quei tempi remoti.
Secondo gli studi dell’abate Luigi Lanzi, illustre storico e letterato locale del 18° secolo, per la prima volta il nome di Monte dell’Olmo appare nell’anno 1115 in un documento ufficiale, col quale Azzolino, vescovo di Fermo e i monaci di Fiastra gli conferiscono molti privilegi. In seguito, nel 1192, il vescovo fermano Presbitero cita di nuovo Monte dell’Olmo in un atto col quale conferma al monastero di S. Croce del Chienti:“omnes decimationes in territorio et pertinentiis Montis Ulmi”.
Pier Paolo Bartolazzi, insigne scrittore ed autore delle “Memorie di Montolmo oggi città di Pausula” (1887), riporta la seguente notizia, le cui fonti risultano sconosciute.
Carlo Magno assegnò a quattordici famiglie chiamate dei Nobili, feudi e possedimenti nel territorio del fiume Chienti e nel contado di Fermo. Ad un personaggio tedesco della città di Ulma in Svezia, parente di Carlo Magno, fu data in sposa una gentildonna, la quale ebbe in dote il territorio dov’era Monte dell’Olmo; il detto Nobile Uomo vi costruì un castello, che allora fu chiamato Monte de Urma, poi diventato Monte dell’Olmo.
Dopo la morte di Carlo Magno tutto l’impero occidentale si suddivise in tanti regni, di diversa grandezza. Intanto erano cessate le invasioni barbariche in Europa e anche per l’Italia iniziava una nuova era. I popoli dispersi si raccolsero in gruppi, si formarono Contee, Ducati, Baronie e si moltiplicarono i castelli, edificati dai signori sulle alture dei loro possedimenti, dove dominarono da padroni quasi assoluti, non riconoscendo altro potere all’infuori di quello della Chiesa Romana.
Nel nostro territorio erano noti in quell’epoca vari possedimenti e contrade: Colle D’Arduino, Colle di Daniele, Fondo Pacilano (oggi Pacigliano), Poggio S. Giovanni, Poggio S. Lucia, Ripa Azzolina, Cerqueto e Colbuccaro e infine Casale di S. Claudio, a sud del fiume Chienti, nato sopra la distrutta civitas romana di Pausula. In questo luogo i seguaci di S. Benedetto edificarono un importante monastero, diretto dall’abate Claudio, che da qui governò anche il monastero di Classe di Ravenna, essendo nelle grazie del Pontefice del tempo. Tutti questi casati man mano si combatterono, distruggendosi a vicenda; quelli rimasti si unirono a formare il territorio del nostro paese, al quale fu dato il nome di Monte dell’Olmo.
Montolmo, fin dal suo nascere, si trovò naturalmente soggetta al supremo dominio della Chiesa Romana e dei Papi, ma con scaltrezza seppe imporre la sua autorità sui villaggi limitrofi. Come è noto, già in quel tempo sul colle di fronte sorgeva Macerata. I due giovani comuni, prospettandosi l’un l’altro, si misero in amichevole accordo. Così ne parla il Compagnoni nella sua Regina Picena: “Quindi collegati i popoli di Montolmo e Macerata, formavano nelle viscere della Marca una tal prepotenza che imperava l’invidia ed il timore dei circostanti”.
Questi furono gli inizi e la nascita del nostro paese, tra il decimo e il dodicesimo secolo D.C.
Dal 1300 in poi Montolmo seguì le sorti di tutto il territorio italiano e tornò a chiamarsi Pausula. Questo nome lo tenne fino al momento in cui Benito Mussolini, capo degli italiani e del Fascismo, decise di rendere omaggio ad un figlio importante di Pausula, Filippo Corridoni, che morì da eroe nella Prima Guerra Mondiale. Nel 1936 il Duce venne appunto ad inaugurare il Palazzo del Comune ed il Monumento dedicato al nostro concittadino, caduto nell’adempimento del suo dovere ed insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare nel 1925: in suo onore la città venne chiamata Corridonia.
Oggi Corridonia è una prospera cittadina che vive soprattutto dell’industria della Calzatura e del Mobile, nonché dell’indotto ad esse collegato; vi è anche una valida industria meccanica. Non meno importanti sono le attività legate all’agricoltura e all’artigianato, piuttosto sviluppato. Fiorente è anche il commercio. A dimostrazione dell’importanza economica del territorio va segnalata la presenza della Zona Industriale di Corridonia, vasta e ricca di aziende all’avanguardia.
Un altro vanto locale è l’ippodromo Martini, adibito alle corse al galoppo e inserito nel circuito degli ippodromi nazionali italiani.
Nel corso dei secoli la città ha raggiunto un indubbio sviluppo economico, ma soprattutto ha accresciuto il proprio lustro grazie ai molti grandi uomini a cui ha dato i natali.
In primis vorremmo citare proprio Filippo Corridoni, che fin da giovane si distinse per le sue battaglie sindacali, volte a “svegliare le coscienze” dei lavoratori; egli si prodigò con entusiasmo all’interno di varie organizzazioni sindacali che in Italia erano ancora agli esordi.
In seguito abbracciò la tesi dell’interventismo e per dare il buon esempio si arruolò volontario, andando a combattere per la patria contro il nemico austriaco. Fu valoroso in battaglia e morì nella Trincea delle Frasche il 23 0ttobre 1915.
Di pari coraggio e abnegazione fu l’impresa militare di Eugenio Niccolai da Pausula, capitano del 151° Reggimento Fanteria della Brigata Sassari, il quale ricevette la Medaglia d’oro al Valor Militare per l’eroica azione compiuta in località Col del Rosso tra il 28 e il 31 Gennaio 1918. Così recita la motivazione“…Ferito al viso e ad una gamba…, incurante di sé, non si allontanava, unico Capitano superstite, dal suo posto di combattimento…Marciava, infine, ad un nuovo attacco, primo fra i primi, raggiungendo nuove posizioni, sulle quali, colpito ancora dal piombo nemico, immolava gloriosamente la vita”.
A cavallo tra il 18° e il 19° secolo vanno senza dubbio ricordati due nomi molto noti al pubblico: Giovan Battista Velluti, grande cantante lirico dalla voce bianca e Antonio Mollari, architetto esponente dell’arte neoclassica. Il primo fu amatissimo dai contemporanei e a lui è intitolato il teatro della Città. La fama del secondo è legata alla progettazione del nuovo Palazzo della Borsa di Trieste nel 1802. Per la sua Pausula progettò poi la nuova Porta Trento e diresse i lavori per la ricostruzione delle mura castellane.
Abbiamo prima citato l’Ippodromo Martini, che prende il nome proprio da Sigismondo Martini, insigne pittore e architetto, il quale ha lasciato molte sue opere alla nostra città e all’Italia, a testimonianza della sua maestria.
Non possiamo poi dimenticare eminenti studiosi, nonché autori di storia locale, come Luigi Lanzi, Pietro Paolo Bartolazzi e Francesco Nobili Benedetti, dalle cui opere abbiamo potuto trarre le informazioni che ci hanno permesso di tracciare la storia della nostra Città. Grazie al loro amore per la ricerca storica e per le origini, oggi possiamo dire di avere ereditato un patrimonio di inestimabile valore: la conoscenza del nostro passato.
Tra le figure più spiccatamente letterarie ci piace annoverare il poeta dialettale Giuseppe Procaccini, che merita sicuramente il nostro plauso per la dolcezza e l’arguzia con cui le sue poesie hanno saputo rallegrarci e commuoverci. Di grande levatura è poi la figura di Giulio Natali, critico letterario e professore di letteratura italiana a Catania, a Macerata e a Roma. Aderì alla corrente letteraria che riconosceva il suo modello critico in Carducci. Fu autore di diverse opere e collaboratore dell’Enciclopedia Treccani.
A questa carrellata di personaggi vorremmo aggiungerne uno tra quelli più vicini ai nostri giorni, l’artista Amleto Rocchetti, che ha arricchito la nostra città con molte sue opere.
Certamente altri nomi ancora meriterebbero una citazione, ma in questa occasione abbiamo dovuto e voluto privilegiare coloro che appartengono al passato…
Centro Socio-Culturale e Ricreativo “Monsignor Raffaele Vita” – Corridonia
Bibliografia:
Gli spunti storici sono stati tratti dai seguenti testi:
Pietro Paolo Bartolazzi, Memorie di Montolmo oggi città di Pausula, rist. anast. a c. del Comune di Corridonia, 1983.
Francesco Nobili Benedetti, Storia di Corridonia, a c. della Tip T.A.F. s.r.l., Corridonia, 1993.
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